Autrice
Cecilia Taddei si laurea brillantemente in Scienze Politiche all’Università di Pisa, da sempre attratta dalle dinamiche aziendali lavora presso società del settore produttivo acquisendo competenze sul mondo imprenditoriale. Tra i suoi titoli il conseguimento del Master in CIBA. Negli ultimi dieci anni si è dedicata alla formazione con docenze ed interventi presso master e corsi universitari. Numerose le pubblicazioni sul Web ed editoriali, recentemente , insieme a D.Corigliano, ha pubblicato il volume I Banti. 100 anni di impresa inserito nella Collana Cultura e Formazione della Campano Edizioni.
Introduzione
Nel 2004 Alexander Osterwalder, un giovane teorico svizzero di affari economici, scrive un libro con un approccio scientifico al problema del “creare il business”: il libro si chiama “Creare modelli di business. Un manuale pratico ed efficace per ispirare chi deve creare o innovare un modello di business”. Viene proposto uno strumento nuovo per ripensare i modelli aziendali: il Business Model Canvas (per gli amici, BMC), poi diffuso nel 2010 grazie al manuale Business Model Generation.
Da subito il testo ha un impatto efficace su quelle aziende che vorrebbero ripensare il loro mercato e i loro clienti. La crisi del 2008, che sarà chiamata dagli esperti “la Grande Recessione”, è ancora di là da venire ma i mercati stanno cambiando rispetto al passato. La storia economica ci insegna che gli effetti della globalizzazione (in pieno sviluppo nell’anno in cui Osterwalder scrive il suo testo) stanno modificando profondamente la conformazione tradizionale che il mercato aveva assunto fin dal Secondo Dopoguerra. Si fa molta più fatica a vendere, a posizionare il prodotto verso i clienti. Le aziende, rispetto al periodo storico precedente, non hanno più il monopolio del mercato con il loro prodotto o servizio. Ne esistono molti, moltissimi, di prodotti e tutti di tipologia simile. Basta andare in un supermercato e scegliere uno shampoo senza avere un’idea precisa: la scelta diventa complessa, ci si sofferma a valutare l’estetica delle mille boccette colorate, le qualità degli ingredienti descritte in maniera affascinante sulla confezione, l’impatto pubblicitario che ogni prodotto può avere su di noi (quante e quanti di noi hanno smesso di comprare lo shampoo Pantène dopo averlo visto pubblicizzare da Chiara Ferragni? Personaggio che si ama o si odia, senza mezze misure). Il prezzo, spesso, viene ultimo in questi ragionamenti.