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Diversa Mente: Driver del management internazionale

Introduzione

Cosa si intende per Diversa Mente? Perché in un contesto internazionale occorre qualificare l’approccio cognitivo spingendo sulla Diversità?[1]

Gli ultimi decenni ci vedono protagonisti di mutamenti epocali in tutti gli ambiti economici, culturali, sociali e tecnologici. Le generazioni si succedono in maniera vorticosa, pochi anni di differenza fanno avvertire una distanza, talvolta incolmabile, tra una persona ed un’altra.

A completare il quadro, la drammatica esperienza della pandemia ha impattato sull’economia e sulla società civile di tutti paesi chiamando ad una riflessione rigorosa sul futuro dell’umanità intera.

 


[1] Sul tema si rinvia a Diversa Mente, S. Bernicchi, S. Gianfaldoni, D. Pardini, Ed .Zona Franca, Lucca, 2017, e al contributo online in www.eraclito2000.it, sez. Ciba online, Formazione online 2014, Valorizzare le differenze: dall’unicità alla diversità e viceversa, D. Pardini


 

Sempre di più e con urgenza, il management si interroga, si rileva una sorta di disorientamento, chiara è la percezione della necessità di un radicale cambiamento culturale nelle aziende. Ma come?

Una certezza la abbiamo: non si può agire con gli stessi paradigmi e dinamiche del passato, l’obsoleto si è fatto sempre così, può essere foriero di nefaste condizioni per l’impresa.

Il management, che per larga parte si è formato in anni caratterizzati  dalla replica di strategie collaudate e vincenti, fatica ad abbandonare il deja vu.

Comunque, che lo si voglia o meno, siamo attori di una vera e propria rivoluzione tutta da gestire, che avrà sicuramente effetti positivi ma anche notevoli complessità, dipende dal  grado di consapevolezza che eserciteremo e la preparazione che metteremo in campo.

Del resto, stiamo già sperimentando da anni l’automatizzazione dei processi produttivi, l’introduzione di nuovi mezzi di trasporto, siamo quotidianamente immersi nelle inevitabili modifiche del mercato del lavoro e della gestione bancario-finanziaria e più in generale, dell’internet delle cose.[1]

La sfida del management

In questo scenario, quale sfida attende i futuri manager, CEO, CIO, Innovation manager, a livello internazionale?

Sicuramente il primo step fondativo è la comprensione del fenomeno da tre angolature complementari: capire i mercati, i competitors e la cultura che andremo ad intercettare, aggiungendo l’angolatura messa a fuoco dalla pandemia.

In particolare, la comprensione dei mercati avverrà attraverso studi, ricerche ed analisi che permettano di sondare rigorosamente la possibile penetrabilità dei mercati che si intendono affrontare. Un picco di vendite in un paese straniero, favorito ad esempio dall’ e-Commerce, è un considerevole primo passo, ma non deve sfuggire che esso rappresenta il dato oggettivo sul quale occorre costruire un’adeguata e rigorosa strategia di presentazione del prodotto che tenga primariamente conto del contesto sociale nel quale si opererà.

Di pari rilevanza, la comprensione ed individuazione degli eventuali competitors e studio del loro modus operandi.

Altrettanto decisiva la comprensione della cultura che significa conoscenza della civiltà a cui ci presentiamo, contesti, abitudini, costumi, spiritualità, ambiente, tutti elementi inscindibili ed interconnessi, che delineano il profilo del cliente che incontreremo, la cui soddisfazione è essenziale.


[1] “La trasformazione digitale iniziata nella seconda metà del secolo scorso con lo sviluppo delle prime macchine riprogrammabili, ha cambiato irreversibilmente, digitalizzandoli, pezzi sempre più ampi delle nostre organizzazioni pubbliche e private, della nostra società, della nostra vita. il processo è in costante accelerazione  grazie alle capacità algoritmiche sempre più evolute, ai dati disponibili in quantità enormi,alla potenza computazionale e alla larghezza di banda in continua crescita. Questo ha dato e darà vita ad amplificazioni più evolute con riflessi primari sull’economia di quei paesi che sapranno meglio interpretare questa trasformazione dal punto di vista sociale, normativo e tecnologico” così scrive Roberto Baldoni, Vice Direttore Generale del Dis con delega alla Cybersecurity e Prof. di Ingegneria Informatica alla Sapienza, “Intelligenza Artificiale. Preparare il Paese al futuro” in Gnosis 2/2019, p.21


 

Preme qui richiamare uno dei più importanti studiosi delle organizzazioni a livello mondiale, lo psicologo sociale e antropologo olandese Geert Hofstede, noto per la sua teoria sulle interazioni tra culture, oggi ancor più rispondente all’attuale scenario.

Egli descrive la cultura come una programmazione collettiva della mente umana che distingue un gruppo da un altro.

“Essa rappresenta the way in which we do things here (il nostro modo di fare le cose qui).

La cultura quindi viene definita per comparazione. Questa affermazione cela, nella sua apparente semplicità, le trappole in cui tutti noi possiamo cadere, anche involontariamente, quando ci troviamo in contesti lontani dalla nostra area di comfort.[1]

L’applicazione dell’Approccio DM

Al quadro disegnato e reso esponenzialmente complesso dal COVID 19, è funzionale l’applicazione dell’approccio umano-centrico della Diversa Mente ( Acronimo DM)[2], metodo quanto mai utile a fronte della condizione che stiamo traversando.

Esso nasce da una lunga e variegata esperienza maturata in corsi universitari, master e contesti aziendali.

Una adeguata preparazione scolastica e l’acquisizione di un complesso di competenze negli anni della formazione sono stati in passato i requisiti essenziali per affrontare il mondo del lavoro, l’ottica era quella di un repertorio stabile e sicuro, da replicare al bisogno.

Oggi la Digital Transformation prima, il Covid 19 dopo, stanno spazzando via professioni ed attività e favorendo la nascita di nuovi profili lavorativi e un modello innovativo di fare impresa. [3]

Applicando l’approccio DM sia nelle aule universitarie che nelle didattiche dei corsi di alta formazione, si è potuto constatarne l’efficacia  come  accompagnamento essenziale al cambiamento.

Il focus è rappresentato dal  valore della Diversità come scienza del sé e dell’Altro declinato concretamente mediante il Mindset dell’empatia, della critica costruttiva e del linguaggio positivo.

Nel concreto, abbiamo sperimentato attività formative ad un livello intensivo ed elevato incentrate sulla Persona e sul potenziamento delle competenze trasversali.


[1] In Management de Il Sole 24 ore, Sbagliando si impara, L’internazionalizzazione di successo si alimenta attraverso le competenze interculturali., di Eva Campi,23 ottobre 2018

[2] Diversa Mente è un approccio applicato in ambito formativo da S. Bernicchi, S.Gianfaldoni e D.Pardini. Per approfondimenti Diversa Mente, S.Bernicchi, S.Gianfaldoni, D.Pardini, Zona Franca Editore, Lucca , 2017

[3] Per una lettura di approfondimento D. De Masi, Il lavoro nel XXI secolo, Einaudi, Torino, 2018,p.709 e seguenti


 

I programmi di lavoro sono stati strutturati in una combinazione di brevi lezioni frontali e lavori di gruppo. Sul Team Building , che costituisce la migliore scuola di Diversità, abbiamo utilizzato didattiche avanzate quali l’ArtTeam, il Coro e il Team Work con la innovativa metodica della Cross Connection.[1]

Durante il Lockdown, la DM è risultata un’ancora di salvezza per approntare risposte formative adeguate anche in Distance Learning.

Si sono sperimentati ottimi lavori in Digital Team, si sono realizzati raffinati eventi culturali online con risposta entusiasta di docenti e allievi.

Su un articolo del Corriere della Sera del 2019, dal titolo emblematico Se l’azienda è inclusiva si lavora meglio (e si cresce di più), leggiamo che in base ad uno studio di Deloitte le differenze stimolano l’innovazione del 20%, riducono i rischi del 30% e il flusso di cassa per dipendente -in un triennio- è 2,3 volte più elevato.[2]

Del resto l’illuminato filosofo, linguista, antropologo bulgaro Todorov, qualche anno fa, sulla Diversità si era così espresso  “piuttosto che predicare l’unificazione e l’uniformazione, si tratta di postulare la possibilità di comunicare e dialogare. Posso confrontare la mia visione del mondo con quella di un essere umano molto diverso da me, e possiamo riuscire a comprenderci-comprendere anche perché siamo diversi. E’ l’incontro tra le culture ad essere fecondo, non l’eclettismo culturale”.[3]

Il valore della Diversità e l’attitudine della DM possono davvero costituire una chiave di volta per il management.

Non è semplice adottare una Diversa Mente, una  mente non uniformata, non standardizzata, una mente non  meccanica, che osa, mette in campo idee alternative, accetta l’errore e ne fa tesoro. Quante volte il nostro ragionamento si blocca su quella che appare essere la sola strada da imboccare, nihil sub sole novum. Siamo cresciuti acquisendo il modello del pensiero unilaterale[4].

Aristotele docet, il principio di causalità non fa una piega ma può essere arricchito.

La DM, d’altro canto oltre ad affascinare, spiazza, ridà le carte in tavola, ma alla fine va ad obiettivo e porta risultati concreti.

Mettendo in pratica gli strumenti  del Pensiero Comprensivo di Jerom Liss, invita ad uscire dal cerchio che  rappresenta l’Umano come il criceto sulla ruota.

Si deve fruire dell’apertura al possibile: scendere dalla ruota, non ancorarsi alla rigida catena logica e lasciare esprimere la Diversa Mente, quella che sposta il punto di vista, che propone idee nuove, che brilla di intuizioni, che azzarda spunti fuori dagli ordinari paradigmi.


[1] L’approccio DM è applicato nell’attività formativa svolta durante il Master Intensivo in CIBA (Comunicazione Impresa Banche Assicurazioni )organizzato da Eraclito2000.

[2] Corriere della Sera, 9 settembre 2019, inserto L’ Economia, Se l’azienda è inclusiva si lavora meglio (e si cresce di più), di L.Adani, p.27

[3] T. Todorov, Una vita da passatore. Conversazioni con Catherine Portevin, Sellerio Editore,Palermo,2010, p.229

[4] J.Liss, La comunicazione Ecologica, La Meridiana, Roma, spiega


 

 

La DM tiene conto del fatto che abbiamo un cervello che è una sorta di scultura interna, una struttura che si modella con emozioni, pensieri, azioni e abitudini.

Tutto ciò che facciamo, pensiamo, elaboriamo riorganizza il chilo e mezzo circa di materia grigia che custodiamo nella nostra preziosa scatola cranica.

L’Essere Umano, si è distinto nei secoli, e così sarà anche per questa epoca della Digital Transformation, per possedere una abilità unica, un vero e proprio tesoro: l’abilità di interagire con gli altri.

La DM si alimenta coltivando ed affinando quelle che si denominano appunto Soft Skills, le potenti competenze trasversali che aiutano a relazionarsi.

Esercitando queste capacità nelle attività professionali e private si producono importanti mutamenti nel cervello umano. Il fenomeno ha una valenza scientifica, si tratta della neuroplasticità del cervello.[1]

La Raccomandazione del Consiglio UE sulle competenze chiave

Questo trend è accolto anche a livello normativo. A tal proposito è interessante richiamare la Raccomandazione del Consiglio dell’UE del 22 maggio 2018 relativa alle competenze chiave[2] per l’apprendimento permanente rinnovando quanto previsto nel 2006. Il documento evidenzia la necessità di maggiori competenze in ambito imprenditoriale, sociale e civico, considerate indispensabili ” per assicurare resilienza e capacità di adattarsi ai cambiamenti”.

La Raccomandazione mette a fuoco l’importanza di una formazione che acceda all’ apprendimento formale integrandosi con il non formale e informale, una formazione che supporti stili di vita sostenibili, i diritti umani, la parità di genere, la solidarietà e l’inclusione, la cultura della non violenza, la diversità culturale, il principio di cittadinanza globale.

E’ confortante osservare come lo sviluppo delle competenze vada in questa direzione e sottolinei, a fronte di una dichiarata complessità, una spiccata attenzione ai valori della curiosità e della capacità di relazione con l’Altro  che è nel contempo persona, contesto, cultura e diversità.


[1] La neurogenesi va favorita con attività quali la lettura, l’interesse verso nuove discipline, l’acquisizione di più lingue straniere, l’ascolto e pratica musicale, il pensiero critico, la mente recettiva, il viaggio e l’esposizione al Bello naturale ed artistico, l’intensa passione per la Vita ed in ultimo, il silenzio e la meditazione , arti  per una buona centratura di se stessi.

 

[2] Per “competenza”, la Raccomandazione specifica che trattasi di una combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti. Le otto elencate sono: la competenza alfabetica funzionale, la competenza multilinguistica, la competenza matematica, scientifica, tecnologica, ingegneristica, la competenza digitale, la competenza personale, sociale e la capacità di imparare ad imparare, la competenza in materia di cittadinanza, la competenza imprenditoriale, la competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali


 

Il documento pone inoltre l’accento sul principio di ” consapevolezza culturale ” che fa presumere una approfondita conoscenza dei patrimoni culturali dei popoli e delle nazioni.

Seguendo tale prospettiva è illuminante citare lo studio dei dati raccolti da Deloitte che offre il profilo del manager che “sa far valere le diversità”: un leader che si impegna  affinché diversità e inclusione costituiscano una priorità personale, è umile e consapevole dei propri errori e dei propri pregiudizi, si spende per la meritocrazia, curioso e con mente aperta, sa ascoltare, intercetta e valorizza le diverse culture e i diversi modi di pensare.[1]

Di pari interesse la recente ricerca  della nota società di consulenza ed analisi americana Gallup[2] che rileva come molte aziende ancora operino con standard di comando e controllo obsoleti ed evidenzia la fine del management tradizionale offrendo alcune direttive pratiche. Tra queste il favorire maggiore libertà e autonomia ai lavoratori, esprimere fiducia nei propri dipendenti per sviluppare relazioni positive ed orientarsi ad essere  un allenatore guidato da passione, capace di comunicare il proprio pensiero e pronto ad imparare sempre nonostante un vasto bagaglio di competenze e conoscenze.

 

La vision delle Università

Anche le Università si stanno adeguando per formare giovani che interpretino il loro futuro come manager e consulenti d’impresa di taglio internazionale attivando corsi erogati integralmente in lingua inglese e con approcci mirati ad enfatizzare la crescente necessità della dimensione globale nell’attività aziendale. Interessanti anche le partnership con le Università straniere finalizzate ad implementare concrete esperienze interculturali.

Inoltre, da diversi anni, grazie ai periodi di studio all’estero e tirocini, gli studenti possono investire sulle abilità linguistiche e multiculturali fruendo dei circuiti accademici internazionali quali l’Erasmus[3] e il Progetto Leonardo.[4], vere e proprie palestre per agire in una realtà multiculturale.

A Pisa, tra le virtuose attività svolte a livello universitario, preme segnalare l’attività accademica vissuta dagli studenti della Scuola di Ingegneria, Corso di Laurea in Ingegneria gestionale, i quali mediante l’esperienza del Laboratorio Studenti e Imprese del CAFRE UNIPI, apprendono conoscenze e competenze idonee per ricoprire posizioni manageriali, capaci di interpretare il cambiamento in azienda e nel contempo per potenziare le abilità relazionali privilegiando decisamente le soft skills (competenze trasversali) durante il corso di studio. Il metodo innovativo proposto dai Professori della cattedra di RU è fondato proprio sull’educare alla Diversa Mente sia in aula, invitando importanti personalità del mondo imprenditoriale e della formazione avanzata, sia nelle attività laboratoriali nelle quali si sperimenta ad esempio una didattica inedita per l’apprendimento del business english oppure una didattica per il team building attraverso una pratica di Rugby. Ad integrazione del programma di studi si invitano gli studenti ad intervistare manager, imprenditori, dirigenti di organizzazioni su tematiche quali la comunicazione, il team work, il lavoro. Le interviste vengono successivamente pubblicate in una collana ad hoc. Chiara è la valenza formativa di queste esperienze.


[1]  Sempre in Corriere della Sera, 9 settembre 2019, inserto L’ Economia, Se l’azienda è inclusiva si lavora meglio (e si cresce di più), di L.Adani, p.27

[2] Gallup è una società americana con sede a Washington famosa per i suoi studi su tematiche globali e per i sondaggi sull’opinione pubblica.

[3] Il programma Erasmus è l’acronimo di European Region Action Scheme for The Mobility of University Students, è un progetto volto a favorire la mobilità degli studenti dell’UE, nasce nel 1987. Con Erasmus uno studente universitario può effettuare un periodo di studi e sostenere esami in università straniere legalmente riconosciuti dalla propria università. Non è da trascurare il nomen del progetto che ricorda il filosofo Erasmo da Rotterdam, viaggiatore instancabile , desideroso di conoscere culture diverse.

[4] Con il programma Leonardo, nell’ottica di preparare i giovani al mercato europeo, si può svolgere un’esperienza di lavoro all’estero, effettuare un tirocinio formativo in aziende europee per un periodo dalle 22-26 settimane, in ambiti quali turismo, giornalismo, marketing e business administration. Il progetto prevede anche un corso di lingua intensivo propedeutico all’esperienza lavorativa e un training culturale sulla città a cui si è destinati.


 

Voci internazionali da ascoltare

Nella parte conclusiva di questo contributo appare significativo dare voce ad alcune illustri personaggi che hanno raccontato le loro vision al Top Management Forum di Knowità 2018[1] che ha riunito imprenditori e top manager innovatori e visionari per un confronto costruttivo. Un contesto privilegiato dove si è  sottolineato come il cambiamento culturale sia la strada da percorrere e nel contempo delineato alcuni suggerimenti preziosi che vanno nella direzione della DM che riteniamo siamo importante sottolineare e condividere.

Bruno Marion, futurista, dopo aver ricoperto ruoli dirigenziali in primarie società internazionali indica un modo nuovo di pensare” “A 56 anni mi sono chiesto cosa avrei lasciato al mondo, perché non avevo figli. Ho lasciato il mio lavoro ben pagato e ho viaggiato ovunque, perché volevo capire la transizione. Il mondo sta diventando sempre più caotico per numeri, connessioni, velocità. I numeri: siamo ormai 6,8 miliardi di abitanti. Le connessioni: più della metà della popolazione è connessa a Internet e non abbiamo mai viaggiato così tanto. La velocità: tutto è velocissimo e non abbiamo tempo di adattarci. Per la scienza il caos non è né buono né cattivo, è uno status. La cattiva notizia è: per via del caos il sistema può collassare. La buona notizia è: può emergere un nuovo equilibrio, un nuovo modo di pensare, una nuova civiltà. Per questo occorre imparare a disimparare e imparare ad apprendere di nuovo”.

Roger Abravanel, autore ed editorialista insiste sull’importanza della valorizzazione del talento e della capacità emotiva: “Il nostro Paese non sa valorizzare il capitale umano. Siamo in un’era post-industriale, da 30 anni l’industria manifatturiera in Italia produce il 20% del Pil, il resto sono servizi. Servono talenti. Se una persona è capace e sensibile è in grado di risolvere un problema: sono le capacità emotive, quelle che per esempio hanno le donne. Oggi servono skill cognitive e soft skills. Ma è ritenuto primario dalle aziende che i manager abbiano un’etica del lavoro. E anche i talenti che arrivano in azienda vogliono trovare un sistema di valori”.

Bart Van Ark , economista olandese di fama internazionale propone di affinare le rising skills premettendo che “Le previsioni per il 2019 e il 2020 non mostrano un ulteriore rafforzamento dell’economia internazionale. L’Eurozona sta rallentando la crescita e le economia della parte meridionale sono quelle più sotto tiro. I consumatori sono ancora fiduciosi in molti Paesi, ma bisogna organizzare la sfida. Come? Per esempio lavorando sulle rising skills, le competenze che si stanno sviluppando.  E non stiamo parlando di un futuro lontano. Il futuro del lavoro è adesso”.


[1] In Top Management Forum 2018:7 consigli su innovazione e talenti in azienda, di Luciana Maci,26 novembre 2018, www.economy.it , accesso 22.9. 2019. L’articolo è la fonte delle testimonianze di Marion, Abravanel,Van Ark e Iarussi.


 

Infine Olga Iarussi, AD di Triumph, vincitrice nel 2017 del Premio Tecnovisionarie si focalizza sul Team e la Diversity: La nuova era delle imprese è fluida, aperta, versatile, ma c’è ancora tanto da fare. Va cambiata la cultura aziendale: non bisogna pensare al processo, ma a come si contribuisce al processo. Non bisogna demonizzare l’errore. Il ruolo del team è essenziale, bisogna far capire alle persone che se vince uno vincono tutti. È importante la diversity nelle aziende, non solo intesa come diversità di stato e di conoscenze, ma anche di età. Gruppi con persone di età diverse possono contaminarsi in modo eccellente. Il leader, per essere tale, se lo deve meritare: serve la meritocrazia delle leadership”.

Concludendo

Concludo con un aneddoto. A primi di settembre del  2019, sono stata invitata a partecipare ad un dibattito sulle Pari Opportunità intervenendo sulla Formazione.

Tra  i relatori ,ho ascoltato con grande coinvolgimento Carla Signorini, Capo Dipartimento di Ingegneria dell’ESA(Agenzia Spaziale Europea), responsabile di duecentocinquanta persone.

 

Mi ha colpito un suo racconto relativo ad alcuni episodi di anomalie satellitari relativi a problemi di interfacce, non problemi di ordine squisitamente tecnico bensì, spesso dovuti, ad una comunicazione inefficace tra le persone.

 

Mi conforta dunque che, a fronte di una rivoluzione scientifica rappresentata dall’ Intelligenza Artificiale, valutata la tecnologia portante della Quarta Rivoluzione Industriale,  per l’apertura mentale garantita dalla DM,  c’è evidentemente un  posto di primo piano anche nello Spazio!

Bibliografia

 

Lessico interculturale, a cura di S. Gianfaldoni, Franco Angeli,Milano,2014

 

La Formazione CIBA. Un metodo nato dall’esperienza, M. Agujari, D. Pardini, Campano Editore, Pisa, 2018

 

Manuale breve di sviluppo personale ed Empowerment, D. Pardini, Campano Editore, Pisa , 2018

 

La morale in azienda. Un modello basato sull’etica per avere successo nel business, S. Casella, Tecniche Nuove, Milano,2014

Coltivare l’umanità. I classici, il multiculturalismo, l’educazione contemporanea, di M. C. Nussbaum, Carrocci, Roma, 2003

Diana Pardini

Direttrice del Master Intensivo in CIBA (Comunicazione, Impresa, Banche, Assicurazioni) organizzato dall’Associazione Eraclito 2000. Gli studi classici, la laurea in Giurisprudenza, il Perfezionamento in Filosofia del Diritto, la laurea in Scienze dell’Educazione, unitamente ad una continua ricerca sul campo, l’insegnamento nei vari gradi dell’istruzione, le hanno consentito di affinare le competenze nell’ alta formazione, in particolare sui temi dello Sviluppo Personale e dell’ Empowerment. Esperta scientifica del CAFRE UNIPI, partecipa a ricerche e laboratori sul tema delle Risorse umane. Impegnata nel sociale da sempre, è consigliera del Consiglio Cittadino PPOO del Comune di Pisa e Presidente della Commissione Lavoro PPOO. Sensibile ai temi dell’Etica e della Legalità per background familiare e curriculare, si è spesa professionalmente nell’ introdurre nella didattica del Master CIBA contenuti tra cui l’antiriciclaggio, la morale in azienda, la responsabilità sociale d’impresa e l’educazione finanziaria. Membro del Comitato di Supervisione del testo Parole di economia e finanza. Glossario di Educazione finanziaria in collaborazione con la Presidenza VI Commissione Finanza Camera dei Deputati, Giunti Editore. Tra le pubblicazioni più recenti: In strada. Percorsi di sviluppo personale (Editore La Parola), Uno e diverso scritto con Sonia Bernicchi (Editore Zona Franca),Manuale breve di Sviluppo Personale ed Empowerment (Campano Editore) e voci Relazione e Empatia per Lessico Interculturale curato da Serena Gianfaldoni (Franco Angeli), La motivazione, nel testo Gestione delle risorse umane. Un approccio sistemico multidisciplinare. a cura di S. Gianfaldoni e M. Giannini (Pisa University Press), Dallo Sviluppo Personale all’Empowerment. Un percorso per le risorse umane, in La sfida delle risorse umane, a cura di S.Gianfaldoni e M.Giannini, (Pisa University Press), Diversa Mente, coautrice con Sonia Bernicchi e Serena Gianfaldoni (Editore Zona Franca).Riscoprire la cultura dell’etica professionale, in Il ruolo dell’Etica nelle dinamiche professionali, Tipografia Editrice Pisana. Dal gennaio 2018 coordina e segue i progetti editoriali della Collana Cultura e Formazione, Edizioni Campano. Nel 2019 ha curato il testo L’etica è l’estetica di dentro. Un itinerario per i Millennials, Campano Editore, frutto di un progetto a cui hanno partecipato quaranta autori, trenta dei quali giovani allievi del Master CIBA e dieci dirigenti e professori universitari.