Pratica dell’empatia
Dott. Maria Chiara Belia
L’Autrice
Il contributo sulla pratica dell’empatia è curato dalla Dottoressa Maria Chiara Belia.
Dopo la laurea in Lingua e Letteratura Russa, ha proseguito la sua formazione come dottoranda.
L’interesse per le ricerche semiotiche e i significativi punti di contatto che la scienza dei segni ha con l’analisi letteraria, la comunicazione e l’antropologia, hanno dato al suo percorso un taglio autenticamente interdisciplinare. Dopo la decisiva formazione ricevuta come allieva del Master in Comunicazione Banche e Assicurazioni (CBA), si è appassionata ai processi comunicativi e relazionali.
Attualmente è responsabile del centro servizi di BrandUP azienda che si occupa di consulenza direzionale, e servizi avanzati di marketing e comunicazione.
Nel 2010 ha condotto, insieme alla Professoressa Diana Pardini, il Laboratorio di Sviluppo personale per gli allievi della XVII edizione del Master (CBA).
Introduzione
“Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”
(massima confuciana con cui Bruno Munari era solito iniziare i suoi laboratori)
Questo contributo nasce per il laboratorio sperimentale sull’Empatia del Master in Comunicazione Banche e Assicurazioni dell’Associazione Culturale Eraclito 2000.
Durante il laboratorio, gli allievi della XVII Edizione del Master hanno messo alla prova il loro intuito nell’arte di cogliere l’Altro e sperimentato che la predisposizione naturale, che è in tutti noi, può diventare una pratica consapevole.
Il contributo dunque, è frutto di un lavoro corale, svolto insieme a giovani e brillanti laureati, per provare come il successo lavorativo si raggiunge con il talento, la formazione costante e la capacità di stabilire relazioni autentiche con l’Altro che, come noi, è ampio, si contraddice e contiene moltitudini.
Come facciamo altrimenti a costituire un gruppo di lavoro produttivo e valorizzare le diversità con i colleghi o riuscire ad elaborare un conflitto costruttivo con un superiore o un collaboratore?
Nelle relazioni personali e lavorative non evolute, accade spesso che la Persona si privi o venga privata, dell’autostima e che non intraprenda un cammino verso la promozione del sé.
In contesti particolarmente esasperanti, relazioni interpersonali caratterizzate dall’indifferenza per la Persona, generano discriminazione e, se siamo sul luogo di lavoro, questi atteggiamenti tradiscono gravemente i valori che le aziende mature presentano come parte integrante e determinate dei loro asset.
Ma l’empatia o meglio gli atti empatici sono un antidoto efficace con un delizioso difetto: non possono essere somministrati da terzi.
Alcune riflessioni che sono qui contenute non sono state dette. Non me ne dolgo.
Il desiderio di specchiarci finalmente nell’Altro è stato contagioso e gli esercizi forti e coinvolgenti. Alla sera non siamo tornati a casa con un nuovo paradigma conoscitivo sulle dinamiche interpersonali, ma con la prova che per comprendere l’Altro ci vuole empatia.