Mondo arabo – cultura e affari
Dott.ssa Sonia Bernicchi
OGNI OCCHIO HA IL SUO SGUARDO
KOLL’EIN O ELHA NA THRAH
Introduzione
MEDIO ORIENTE: LA VIA DELLE SPEZIE
Le parole dolci spaccano le pietre (proverbio arabo)
In Medio Oriente, d’estate, si vive di notte. Damasco, luglio. Sono in questa parte di mondo, come spesso mi capita, per lavoro. Di giorno uscire è una tortura, il caldo non dà tregua ed il sole, che non ti molla mai, diventa un nemico. Cercare riparo all’ombra e nel Suk(2) è questione di sopravvivenza.
La vita è tutta spostata in avanti e la parola d’ordine è lentezza. La fiera a cui partecipo inizia alle 17.00, gli appuntamenti alle 19.00 e si va a cena verso mezzanotte. Si può dire che si comincia a vivere e a relazionarsi con gli altri al tramonto quando dal deserto soffia una brezza leggera.
Girando per Damasco la cosa che più mi piace sono i pic-nic sparsi un po’ per tutta la città, nei giardini e lungo le strade. Dal tramonto fino a notte fonda è sufficiente uno spazio aperto ed ecco famiglie numerose con figli, nonni, zii e nipoti che stendono la loro bella tovaglia, piazzano il Samovar per il tè, tirano fuori tantissime pietanze, si stendono come se fossero su un tappeto alla maniera araba e si godono la serata.
Anche di notte le città arabe sono un brulicare di persone. Negozi e bazar aperti fino a tardi, caffè all’aperto dove gli uomini sorseggiano pigramente tè alla menta o caffè animati da chissà quali discussioni, donne che camminano a braccetto, ristoranti dove il narghilè (3) sancisce la vittoria della lentezza sugli affanni della vita.
Descrivere il mondo arabo non è facile. Si parla di Arabi, Mussulmani, Maroniti, Berberi, Curdi, Africani ecc. L’Islam è la religione dominante del mondo arabo ma la maggior parte dei Mussulmani nel mondo non sono Arabi.
Popolazioni che abitano una varietà di terre che vanno dall’Atlantico al Golfo Persico e dal deserto Sahariano all’Anatolia. Questo spiega come essere un Arabo è più o meno come essere un Europeo (4).
Il Medio Oriente definisce un’area culturale ma non ha confini precisi e le sfaccettature tra stato e stato non sono poche. E non dimentichiamoci che del Medio Oriente fa parte anche Israele che, però, è un mondo a parte.
Io mi aggiro tra Siria, Giordania, Dubai, Libano ed Israele da un po’ di anni e recentemente Marocco e Tunisia. Nelle loro diversità c’è però un comune denominatore, un filo che unisce questi popoli: l’architettura dei loro edifici, i Suk ed i suoi profumi, la fantasia del cibo, il chiasso ed il trambusto, la fierezza degli uomini dai lunghi caffettani bianchi e le donne dagli occhi grandi il cui viso è coperto dal velo. Sono terre dove convivono culture e fedi diverse; terre che parlano ebraico, latino ed arabo e dove si intrecciano identità storiche e peregrinazioni che per noi occidentali sono difficili da capire e, come spesso facciamo, cerchiamo di rispondere alle tante questioni aperte sul Medio Oriente dall’alto delle nostre certezze. Io credo che qualsiasi domanda ci poniamo su questo stupefacente mondo e di conseguenza qualsiasi risposta, sia sempre con lo sguardo unilaterale della nostra cultura, il che ci impedisce di capire a fondo l’anima di questo universo che ha le sue problematiche culturali e sociali e che dovrà tentare di rispondere ai tanti quesiti dell’animo umano, partendo dalla propria storia e tradizione.
Note:
(2) Nelle città arabe il Suk è la zona del mercato che si snoda tra vicoli e stradine.
(3) Narghilè. Il termine, di origine turca, indica il contenitore d’acqua, spesso profumata, al cui interno viene fatta passare una spirale che consente al fumo, prodotto da un blocchetto di tabacco aromatizzato e che è tenuto a contatto con la brace di carbone, di raffreddarsi prima di giungere, attraverso un tubicino flessibile, alla bocca del fumatore.
(4) The Economist – July 25th-31st 2009. Waking from its sleep. A special report on the Arab World.