Il senso di inferiorità erode la stima in sé stessi, ma una volta che lo abbiamo smascherato, accettato, identificato e chiamato con il suo nome, possiamo tranquillamente iniziare a parlare di autostima.
Grazie al mio lavoro ho letto e riletto, ho ascoltato e approfondito considerazioni di esperti, ho condiviso esperienze comunitarie su questo tema che mi ha sempre coinvolto, moltissimo, anche a livello personale.
La definizione più profonda e vera che, a mio avviso centra questo concetto vitale, è questa: “Autostima significa conoscere il proprio valore, la propria dignità ed unicità” – Anselm Grun.
Sorge dentro di noi spontaneamente la domanda:
-“ ho consapevolezza del mio valore umano?” –
Possiamo rispondere a voce alta, così da far risuonare le parole.
– “Io valgo. Io valgo anche nella mia insicurezza, nelle mie mancanze, nel mio non essere come gli altri mi vogliono.” –
Ora abbiamo chiaro cosa significa nutrire stima di se stessi.
Cosa possiamo fare per sviluppare una sana autostima?
Sicuramente, ognuno di noi, deve rivisitare la propria infanzia, una fase della vita che occorre sempre rielaborare. Alcuni hanno ricevuto sufficiente fiducia nella vita e in se stessi, un percorso che inizia nel ventre materno, come bene chiarisce la psicanalista Francoise Dolto, attraverso un dialogo incessante tra mamma, babbo e bambino.
Così si costruisce la fiducia originaria: se la mamma emana fiducia, il bambino ne trae nutrimento interiore.
Se la mamma è insicura, l’insicurezza viene trasmessa al bambino, e così avviene per altri sentimenti e stati d’animo come l’amore, la violenza, la tristezza.
I genitori hanno il potere di trasferire il patrimonio della fiducia originaria che aiuta a fidarsi di sé e del mondo. Non per tutti purtroppo è così, e la frase che sintetizza cosa viene trasmesso al bambino è questa: non ce la farai mai, non ne sei capace.
In entrambi i casi, sicuramente con bagagli differenti, dobbiamo, comunque e sempre intraprendere un viaggio nella nostra interiorità per essere capaci di rimanere presso di sé e giungere alla stima di sè.
E “una volta che vivrete la vostra storia – la vostra autentica ed unica autobiografia- non proverete più il disperato bisogno di vivere quella di qualcun altro, un’esigenza che è fonte di ogni gelosia e alla radice di tanta infelicità nella nostra esistenza” così M. Gafni.
Del resto, dobbiamo aver chiaro che il valore di una persona esiste in sé, non dobbiamo mai far dipendere la consapevolezza di noi stessi o la nostra autostima dal comportamento di un’altra persona.
Dobbiamo renderci indipendenti dal giudizio degli altri.
Jung, grande indagatore della psiche umana , ci aiuta a capire che il passo decisivo da fare è la riconciliazione con la propria storia. In realtà non serve rivangare sempre il passato ed in esso le cause per la mancanza di fiducia in noi stessi.
Allora cosa dobbiamo fare con il nostro passato? Lo dobbiamo prendere delicatamente tra le mani, esso è “materiale da modellare”, il passato è il materiale che abbiamo a disposizione, possiamo modellare una bella figura indipendentemente dal fatto che si tratti di materiale povero o pregiato, possiamo avere a disposizione legno, argilla oppure marmo, la verità è che la materia prima incide relativamente, i protagonisti siamo noi !
La nostra storia è dunque un capitale che deve produrre frutti.
Il percorso di tutta una vita
Allora è facile intuire che il percorso di tutta una vita parte dal fatto chiave di accettarsi nella nostra unicità, sensibili ed attenti al nostro indiscutibile valore, che poi significa nei fatti:
1. non immaginiamoci come non siamo, tra fantasticherie ed illusioni; tentiamo di guardare a noi stessi nella verità
2. facciamo attenzione ai nostri punti forti e ai punti deboli
3. riconciliamoci con la propria biografia, le nostre ferite, i nostri fallimenti gli insuccessi; spesso possono rivelarsi più fecondi di un successo. Attraverso i momenti “no” si impara a vivere più intensamente, sensibilmente; talvolta sono un vero bene.
4. non facciamo mai confronti. C’è sempre qualcuno “più” di me.
Chi ha scarsa autostima si metterà a fare confronti, svalutare gli altri per mettere sé in luce. Un atteggiamento sano da seguire è quello di portare il nostro contributo e condividerlo con gli altri. Dobbiamo spostare l’asse del nostro comportamento dalla testa che fa confronti al cuore che ha sentimenti (Grun).
5. cerchiamo di stare bene con noi stessi, essere autonomi, indipendenti dagli altri. Se io ho autostima in me soltanto se gli altri dicono che io sono bravo, mi approvano, dipenderò sempre da qualcuno. Non bisogna farsi” occupare dagli altri”, sia nel bene che nel male.
6. proviamo ad “essere presso di sé” attraverso il corpo, esercitarsi nell’autostima stando in piedi con stabilità, stare fermi come un albero, con le radici radicate a terra, avere un punto fermo, proviamo a stare così stare per cinque minuti, riproviamoci anche domani!