Il potere dell’immagine in una giornata
Dott.ssa Chiara Tuoni
L’autrice
Chiara Tuoni nasce a Genova nel 1978. Dopo la maturità classica inizia un lungo percorso nella comunicazione: come espressione artistica – corsi di recitazione e di scrittura – e con lo studio d’immagine – diploma e attività dapprima di vetrinista, poi di redattore di moda e fashion stylist – collaborando con riviste, aziende moda e uffici stampa.
Negli ultimi anni si concentra sulle tecniche e gli strumenti – con una laurea in Informatica Umanistica e l’inizio dell’attività politica – orientandosi verso le tematiche ambientali e di parità, con un master in Comunicazione Ambientale e un corso su Donne, Politica e Istituzioni dell’Università di Pisa, città in cui attualmente risiede e svolge la libera professione di consulente di comunicazione.
Nel 2010 ha frequentato la XVII edizione del Master in Comunicazione, Banche e Assicurazioni, per saperne di più su come muovere le risorse che si liberano dalle buone pratiche economiche.
Introduzione
Capire bene come funzionano la comunicazione pubblicitaria e la comunicazione persuasiva è utile e preliminare a qualsiasi presa di posizione pro o contro. Capire bene non vuol dire essere d’accordo.
Ma, quando qualcuno prova a persuadere, lo fa proprio perché sa bene di non essere in grado di “obbligare”.
Annamaria Testa – La Pubblicità
L’immagine, in quanto essenza della comunicazione stessa, sintesi estrema del processo comunicativo, ha su di noi più che un ascendente: ha un potere. A volte ci domina inconsapevolmente, ci attornia fino a sedurci, a conquistarci. Altre volte, invece, non ci riesce, non riesce a prenderci, ma comunque si espone, tenta lo stesso.
Perché scegliamo un brand – che è molto più di un marchio, è l’immagine di un marchio – piuttosto che un altro? Perché con quel brand “andiamo sul sicuro” e con un altro no? Cosa ci fa optare per un acquisto, pensiamoci bene, solo il prezzo? E quando usciamo con il nostro sacchettino che ha marchio e logo in vista, con dentro un pacchetto che riporta lo stesso marchio e logo, e magari le stesse note di colore, per estrarne il nostro prodotto – anch’esso ben identificabile, a volte anche nel nome – non sentiamo un piacere indicibile, anche per un attimo, la soddisfazione per l’acquisto effettuato unitamente alla certezza di aver speso bene i nostri soldi?
Quando poi l’immagine si allontana dai grandi schermi pubblicitari per approdare nella nostra vita di tutti i giorni, a volte ci sembra che possa scapparci di mano, che diventi volatile, imprendibile. Quante volte ci succede che un’immagine venga stampata male o che qualcuno non riesca a visualizzarla, ad aprirla col proprio computer. Ci si può scoraggiare, lasciar perdere, non avere più niente a che fare con le immagini. Tanto possiamo comunque accendere un televisore per essere sommersi da quel flusso continuo d’immagini che a noi può sembrare selvaggio, ma che in realtà ha precise logiche di costruzione per farci arrivare inconsciamente a un senso, quello scelto per noi dagli autori.
Ricordiamo che una cosa è decostruire il potere dell’immagine, chiamando con il suo nome ciò che vediamo e scomponendolo nei suoi elementi strutturali, altra cosa è decostruire l’immagine stessa nei suoi elementi costitutivi. Detto ciò, come possiamo dominare l’immagine – nel suo significato denotativo come il logo, e connotativo come il brand – in modo da essere noi stessi consapevoli e autori del senso loro proprio? Facciamo un giro insieme, da casa a fuori casa, per capirci meglio.