Il valore economico e sociale generato dalle varie tipologie della comunicazione etica e solidale
Nel mondo odierno della comunicazione ci si esprime sul fatto che essa è indispensabile e necessaria in ogni aspetto, in ogni situazione, in ogni realtà per interconnetterci con il nostro prossimo. Il problema, tuttavia, che spesso non viene né evidenziato, né risolto è il “quanto” comunicare, “il come”, ed il “mezzo più efficiente”, sottovalutando spesso se la comunicazione usata abbia dato dei buoni risultati e gli eventuali rimedi per ottenerli, ovvero è stato trascurato il controllo di gestione delle strategie messe in atto.
Ciò premesso ci dobbiamo sempre chiederci:
– Perché comunicare? Primariamente e semplicemente per informare qualcosa di importante (prodotto nuovo, servizio nuovo, struttura nuova, modifiche sia nel campo delle strutture aziendali, ambientali e personali ad es.); comunicare per rendere noto nel modo più semplice a tutti coloro ai quali è rivolto il messaggio, con il mezzo o i mezzi più “comunicativi” (pubblicità a mezzo stampa ad es.). Comunicare per esprimere idee e progetti.
Ma quando è efficace la comunicazione?
I requisiti essenziali sono:
– Quando è continuativa nel tempo;
– Quando ottiene risultati positivi.
Entrambi i requisiti sono interdipendenti e quindi si completano a vicenda.
È continuativa, cioè non estemporanea o occasionale; quando è elevata a sistema, programmata e pianificata. Vi è dunque, l’applicazione di una metodologia basata sui risultati e obiettivi.
Ad ogni modo anche dalla eventuale occasionalità ne può derivare la continuità, ma come punto di partenza, non certo come punto di arrivo o come metodo.
La saltuarietà o sporadicità del contatto fine a se stesso non genera alcuna comunicazione efficace perché non si è creato niente di valore, non ha la minima scientificità, allora significa che lo diviene quando un’azione ripetuta nel tempo ottiene i medesimi risultati.
Facciamo un esempio: un esportatore ha occasionalmente avuto un contatto di affari con un importatore che gli commissiona un ordine, ordine che non può considerarsi scaturente da un cliente a tutti gli effetti finché non si crea la continuità e quindi un valore economico. Questo perché necessita di strategie particolari affinché il contatto da occasionale si trasformi in “fidelizzato”. Allora sì che si può parlare di aver fatto un’ottima strategia di comunicazione su base scientifica.
La reciprocità è indispensabile per la continuità tra due strutture, tra due enti, persone… le quali creano valore perché entrambe sono motivate ad ottenere un obiettivo di vantaggi e/o benefici reciproci. Ossia sia il proponente sia il ricevente analizzano e percorrono un unico sentiero, ed entrambi i soggetti stanno dalla stessa parte, senza antagonismi, né egoismi o vantaggi unilaterali. La comunicazione etica tra due entità, persone o aziende si ottiene dunque e soprattutto quando si cerca o si propone comunque un contatto motivato per l’ottenimento di un obiettivo comune e ciò si può ottenere quando si mettono in atto fattori psicologici, quali:
– l’empatia
– la sintonia
– la simpatia
i quali sono considerati mezzi comunicazionali “altruistici”, cioè senza vere motivazioni razionali o edonistiche.
Vediamo in che cosa consistono.
– L’EMPATIA: per alcuni studiosi, ad esempio, viene considerata come “il mezzo per conoscere i gesti, i comportamenti, gli atteggiamenti delle persone con le quali ci rapportiamo”.
Niente di più inesatto: l’empatia infatti ha trovato ampio uso in psicologia dove è definita come “la capacità di immedesimarsi in un’altra persona, calandosi nei suoi pensieri e stati d’animo”; spesso nei suoi problemi personali o aziendali che occorre tentare di risolvere, con ogni mezzo a disposizione, anche a livello personale.
È accaduto, per portare un esempio concreto, che da un colloquio con una imprenditrice scaturì la necessità di ricercare un appartamento per un suo figlio che non riusciva a trovarlo vicino alla sua Università di Torino. L’interessamento ottenne il risultato sperato, in quanto l’appartamento fu individuato e la signora, titolare di una grossa azienda, diventò poi, cliente primaria della banca e riconoscente del funzionario, che si era occupato del caso.
Ecco un esempio di empatia, immedesimarsi nell’altra persona, riuscendo a far venire fuori dalla sua mente un problema occulto importante, in modo da aiutarla a risolverlo.
Questa è ritenuta empatia, ci siamo così calati psicologicamente ed in modo altruistico nella mente e nelle esigenze altrui e sono state risolte.
Si tratta sotto il profilo psicologico (usato anche nei colloqui di affari) di un metodo colloquiale denominato e sintetizzato in S.P.I.N., ossia esame della/e:
Situazione della controparte, sotto tutti i profili (familiari, individuali, aziendali);
Problematiche dirette o indirette, palesi o occulte (scaturenti dai risultati della predetta situazione);
Implicazioni che possono derivare dalle problematiche;
Need pay off ossia soddisfazione del bisogno o dei bisogni emersi durante il colloquio “mirato”.
– La SINTONIA: invece, è un mezzo per comunicare più facilmente avendo gli stessi hobby, passioni, obiettivi, come ad esempio avere in comune uno sport praticato, come pure la cultura, i viaggi e così via.
Si ricevono in tal modo consensi e piacevoli situazioni di continuità e di complicità.
Per entrare in sintonia con un’altra persona oltre ai complimenti e gli apprezzamenti che devono essere fatti in talune circostanze di particolari affermazioni o successi individuali o aziendali, occorre tener conto anche delle varie forme di “esibizionismo” che se osservate e rilevate agevolano il dialogo.
Un caso può essere citato riferendoci al collezionismo es. monete, francobolli, pipe, libri ecc., come foto di gare, coppe, esibite in casa o in ufficio.
Vi sono molte persone che ci tengono a farle vedere, sono il loro vissuto più importante, oltre naturalmente alle foto dei loro più cari “familiari”.
Osservandole e soprattutto apprezzandole si crea subito un clima favorevole perché ci siamo interessati. Niente di più “agevole” per entrare in sintonia e anche in simpatia, ottenendo così risultati presenti e futuri.
– La SIMPATIA: infine può considerarsi un fattore umano spesso imperscrutabile legato al carattere delle persone, alla loro sfera emotiva.
Sicuramente l’altruismo disinteressato (come il volontariato ad esempio) e la generosità facilitano ad entrare in simpatia con altre persone e a far proseguire l’incontro con esito favorevole; viene in tal modo creata una buona atmosfera
Veniamo ora a fare alcune considerazioni su basi pragmatiche circa la comunicazione scritta, quella orale e quella cosiddetta di ascolto.
Tutte e tre sono importanti per comunicare compiutamente, ma diciamo subito che le prime due hanno un peso ponderato elevato, nettamente preponderante, perché se è vero che saper ascoltare è importante, allora occorre anche saper osservare e soprattutto saper memorizzare ciò che abbiamo ascoltato o visto.
Ascoltare significa anche concentrarsi sugli argomenti che vengono trattati e prepararsi per effettuare una qualche domanda di chiarimento; ascoltare significa anche lasciar terminare le argomentazioni trattate senza interruzioni, a meno che non si tratti di osservazioni inerenti i concetti in discussione e comunque è sempre più logico ed educato farli alla fine dell’esposizione.
Inoltre, l’ascoltatore non deve mai sovrapporsi perché gli altri che ascoltano non capirebbero le affermazioni comunicate, ottenendo così il contrario della chiarezza.
Per dimostrare l’ascolto attivo occorre poi saper fare una domanda o rispondere ad una domanda altrimenti nessuno saprà mai se è stato vero ascolto.
Ogni dialogo o colloquio infatti è fatto di due componenti: ascoltare e parlare. Ma il saper parlare è la parte centrale di ogni colloquio (anche dopo aver ascoltato).
Esprimere il proprio giudizio su una proposta, la valutazione del sapere e delle conoscenze di una persona sono sempre basate esclusivamente sulle sue affermazioni, su come esprime il suo pensiero, e far capire i concetti e le argomentazioni; certo che saper ascoltare è importante ma anche abbastanza facile; il difficile è saper parlare, specie in pubblico e saper scrivere per dimostrare la propria cultura.
Come si potrebbe, infatti, ad esempio, presentare un prodotto o servizio e essere convincenti se non si è padroni della lingua, se non siamo capaci di esprimerci correttamente e chiaramente?
Poi si parla spesso di essere comunicativi tramite il corpo: benissimo la gestualità e la postura, hanno la loro importanza; ma sono come la cornice di un quadro.
Si può infatti trasmettere un messaggio anche con il corpo ma particolarmente in determinati ambienti e da determinate persone e circostanze. Infatti, è importante la gestualità per gli artisti e le persone di spettacolo, alcuni personaggi della pubblicità (ed anche in alcune aree del nostro Paese, che ne hanno fatto un loro valido modo di esprimersi).
Essi possono al massimo essere considerati dei supporti comunicazionali, come i depliants, ad esempio. In campo internazionale e nel mondo anglosassone la gestualità è ritenuta un modo volgare di comunicare del tutto inaccettabile per qualsiasi cosa, in qualsiasi ambiente.
Unico mezzo efficiente e completo è la parola, gestita e curata per rendere comprensibile l’analisi e i commenti ed esternazioni delle idee prima e delle azioni poi.
Sintetizzando quindi la comunicazione personale, verbale e scritta può essere completata anche con una contenuta gestualità e postura e che l’ascolto fa parte integrante della comunicazione interpersonale, necessario ma non sufficiente.